Come si fa a difendersi in una conversazione in cui ci si sente attaccati? Come farci dare ragione dal nostro interlocutore? Come ottenere subito dei cambiamenti senza dover ripetere sempre le stesse cose (e magari constatare che nulla cambia)?
Qui di seguito vengono espressi alcuni consigli inerenti a cosa NON SI DEVE e cosa SI DEVE fare per rendere strategico il vostro modo di comunicare ed ottenere la collaborazione del vostro interlocutore.
NON SI DEVE ASSOLUTAMENTE:
- Puntualizzare, cioè dire al nostro interlocutore come stanno esattamente le cose e cosa dovrebbe fare. Anche se abbiamo ragione, rischiamo di indisporre l’altro.
- Recriminare, ovvero esplicitare all’altro quelle che sono le sue colpe. Questo invoglia alla ribellione in chi ci ascolta.
- Rinfacciare, cioè, fare sentire in colpa l’altro per averci fatto soffrire.
- Fare la predica, perché questo fa venire ancora più voglia di trasgredire.
- Biasimare, ovvero ricordare all’altro che avrebbe potuto fare di meglio.
- Inferiorizzare l’altro con frasi del tipo: “Te l’avevo detto”, “lascia stare, faccio io”, “lo faccio solo per te”.
Cosa invece si DOVREBBE fare:
- fare domande, per sapere cosa l’altro pensa sull’argomento e per poter cogliere il suo punto di vista.
- Chiedere conferma delle risposte ottenute, per essere certi di aver ben compreso.
- Esprimere le nostre emozioni in merito ad una certa tematica, per far sentire all’altro cosa proviamo.
- Mettere in pratica cosa si è stabilito durante la conversazione, altrimenti tutto lo sforzo legato al conversare è vano.
Bisogna quindi trattare il nostro interlocutore non come una persona che sta sbagliando, ma piuttosto come una persona con cui stiamo collaborando per trovare insieme una soluzione conveniente. Se il nostro interlocutore si sente compreso anziché attaccato, sarà propenso a risolvere le situazioni in modo proficuo e non sprecherà energie per difendersi, giustificarsi o contrattaccarci.
Per approfondimenti consiglio di leggere il libro di G. Nardone “Correggimi se sbaglio”, 2013.