La depressione si sta diffondendo sempre di più nella società occidentale. Le stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) contano circa 330 milioni di persone depresse nel mondo. Le previsioni per il futuro allarmanti: sarà la seconda causa di morte e disabilità nel 2020 e la prima nel 2030.
La depressione può manifestarsi come disturbo a sé stante, oppure in associazione ad altre patologie quali malattie cardiovascolari, cancro, morbo di Parkinson, ictus… Chi ha avuto un famigliare depresso, o ha sofferto lui stesso in prima persona di depressione, sa che questa malattia, oltre ad una grande sofferenza emotiva e fisica, porta a tensioni in famiglia, compromette i rapporti con gli altri e rende difficile lavorare o studiare. I disturbi psicopatologici costituiscono circa la metà della causa dei motivi di assenze dal lavoro nella popolazione produttiva sotto i 65 anni. Chi è depresso tende ad avere cattive abitudini, quali fumo, scarso igiene, sedentarietà con conseguente alterazione della difese immunitarie e una minore aspettativa di vita.
Un economista inglese, Lord Richard Layard, si è preso la briga di fare delle analisi economiche per stabilire quale sia il modo più economico per curare la depressione. Egli ha calcolato che un paziente depresso costa, in Inghilterra, l’equivalente di circa 1000 euro in psicoterapia, ma per la società il guadagno sarebbe dato da un risparmio di 5400 euro che comprendono altre spese sanitarie (farmaci, visite specialistiche, esami di laboratorio…), e costi legati alla cattiva salute quali giorni di assenza dal lavoro, minori guadagni per il lavoratore, minore partecipazione ad attività extra lavorative ed il conseguente minore introito in tasse dello stato. Il risultato raggiunto da queste conclusioni è davvero sorprendente: una buona psicoterapia non costa nulla, perché si paga da sé.
Accedere alle cure
La maggior parte dei servizi pubblici presenti sul territorio nazionale si concentrano sulla cura dei disturbi psicotici, che sono molto gravi ma interessano solo 1% della popolazione, mentre i malati di depressione e ansia (circa il 15% della popolazione), non riescono a trovare l’adeguata assistenza.
Si ritiene che circa il 75% dei pazienti che si rivolgono al loro medico di famiglia soffrono di sintomi quali cefalee, dolori lombari, sindrome da intestino irritabile, di evidente natura psicologica ma peri i quali si richiedono cure non psicologiche; inoltre, pare che il 70-90% delle persone depresse si rivolgono al loro medico solo per la cura dei sintomi fisici, come il senso di spossatezza, il dimagrimento… La persona, per avere una corretta diagnosi ed una cura adeguata, può essere costretta ad un lungo iter di visite specialistiche, esami, a prendere farmaci, con un conseguente aumento di costi nella sanità pubblica.
In Italia meno del 5% della popolazione con ansia e depressione riceve un trattamento psicoterapeutico adeguato, viene privilegiato il trattamento con l’antidepressivo (al quarto posto in quanto farmaco più venduto) mentre i pazienti mostrerebbero una netta preferenza per la psicoterapia rispetto ai farmaci, soprattutto per evitare gli effetti collaterali di questi ultimi.