Il termine agorafobia deriva dal greco e significa “paura degli spazi aperti”. L’insorgere di questo disturbo è conseguente all’avere sperimentato degli attacchi di panico: è la paura della paura.
Non tutti quelli che soffrono di disturbi d’attacchi di panico sviluppano l’agorafobia, è più frequente nelle donne rispetto ai maschi ed è influenzata dalla storia personale del soggetto. Ad esempio, una persona con genitori molto ansiosi e preoccupati quando un familiare sta molto fuori casa avrà maggiori possibilità di sviluppare tale disturbo.
L’agorafobia viene definita più precisamente come la paura, o ansia, relativa al trovarsi in posti o situazioni dalle quali sarebbe difficile o imbarazzante allontanarsi, o nelle quali non sarebbe possibile avere un aiuto nel caso di un attacco di panico. Le principali situazioni agorafobiche sono il trovarsi da soli fuori casa, lo stare in mezzo alla folla, in coda, sul treno o sull’autobus.
Gli evitamenti agorafobici
Le persone agorafobiche usano due modi per placare l’ansia: l’evitamento e l’accompagnamento. I soggetti evitano i luoghi in cui hanno avuto un attacco di panico o che vagamente lo ricordano, tutti i posti in cui temono di poter stare male e non avere via di fuga. La loro vita diventa limitata, l’ansia li fa soffrire molto prima del momento di esporsi, possono arrivare a passare la notte completamente insonni se il giorno dopo dovranno uscire di casa. Sono a disagio in posti nuovi, si siedono vicino alle uscite, si assicurano di avere il bagno a portata di mano se si sentissero male. Diventa perciò molto difficile andare al ristorante, dal parrucchiere, al supermercato, certe volte anche solo attraversare la strada. Per sicurezza, si predilige frequentare sempre gli stessi posti, ad esempio ci si serve nel solito negozietto sotto casa, si fa colazione nel solito bar, e per fare le commissioni si scelgono orari in cui ci sia meno folla possibile. Il tragitto per recarsi a lavoro, a scuola, sono percorsi con inquietudine.
Essere sempre accompagnati
In casi estremi, gli agorafobici smettono di uscire, o si allontanano solo di pochi metri dalla loro abitazione, diventando completamente dipendenti da altre persone. Altri agorafobici riescono ad affrontare molte delle situazioni ansiogene solo se al loro fianco hanno una persona di fiducia, generalmente il partner o un familiare: deve essere una persona che conosce e comprende il loro problema. Anche in questo caso diventano dipendenti dall’altro, lo schiavizzano costringendolo ad accompagnarli, diventano aggressivi senza esserne consapevoli (fanno sentire in colpa il loro accompagnatore nel caso di mancata disponibilità). Con il passare del tempo l’agorafobico riesce ad avere controllo sul suo accompagnatore che si sente autorizzato ad allontanarsi solo se il primo dichiara di stare bene.
L’evitamento e l’accompagnamento permettono di placare l’ansia, ma in questo modo si instaura un circolo vizioso e si aggrava il problema È possibile superare l’agorafobia attraverso l’esposizione, ovvero affrontando la situazione che fa paura. La tecnica dell’esposizione consiste nell’insegnare al paziente a rilassarsi e gradualmente ad affrontare la situazione valutata come pericolosa, controllando l’ansia anziché farsi sopraffare da essa col rischio di avere un attacco di panico. Il paziente lentamente, con l’aiuto del suo psicoterapeuta, imparerà a non avere paura, sarà incoraggiato dai suoi piccoli successi e si sentirà sempre più equipaggiato per affrontare prove via via più difficili.