Uno dei traguardi inerenti il percorso evolutivo di una persona è raggiungere adeguate capacità sociali. Questo implica il sapere comunicare in modo adeguato con gli altri, esprimere i propri pensieri ed emozioni, il sapere dare corretto significato alle altrui reazioni, il comportarsi in modo consono in relazione al contesto. Il bambino può essere aiutato in questo complesso compito dalla sua immaginazione. Sembrerebbe infatti che circa un terzo della popolazione infantile creerebbe un personaggio immaginario con cui intrattenere delle relazioni privilegiate che fungono da “allenamento” per acquisire capacità relazionali e sociali (T. Giani Gallino,1993).
Il Doppio, ovvero il personaggio fantastico frutto della fantasia del bambino, nascerebbe dalla scoperta della propria ombra o dal rapporto instaurato con il peluche preferito. Tra i tre e i cinque anni i bambini iniziano a notare l’ombra, a osservarne le proprietà, a giocarci e un po’ alla volta a trattarla come essere a sé stante. La capacità di ideare un amico immaginario si colloca ad un’età più elevata, attorno ai sei, otto anni. L’inventore di tale personaggio sa fare una distinzione tra realtà e finzione, è consapevole che il suo “Doppio” è frutto della fantasia, ma nonostante ciò, egli ne trae grande conforto. L’amico immaginario, qualunque forma esso assuma, è sempre disposto ad ascoltare il suo inventore, a confortarlo, ed è sempre presente. Non si offende se il bambino lo lascia solo, perché appena il suo inventore ne ha bisogno, egli torna ad essere disponibile. Inoltre, l’amico immaginario è un compagno di giochi e di avventure, può essere eroe in situazioni rischiose. A volte, è anche più semplice giocare con l’amico inventato che non con uno reale, in quanto al primo non è necessario spiegare le regole del gioco o litigare per delle incomprensioni. L’influenza subita dal bambino da questo compagno fantasticato è tale che, non solo il suo piccolo inventore gli attribuisce delle emozioni, ma è convinto che alcuni dei suoi stati d’animo sono stati determinati dal personaggio fantasticato.
La figura del “Doppio” è rilevante per lo sviluppo sociale del bambino non solo perché gli fa compagnia, ma perché è dotato di una personalità tutta sua che non rispecchia semplicemente quella del suo inventore. Il bambino attribuisce all’amico inventato delle caratteristiche che appartengono alle persone che lo circondano, come il padre, il fratello… in questo modo, nella relazione con il doppio il bambino può ritrovare non solo l’immagine che ha di sé stesso ma anche le opinioni che gli altri manifestano di lui. L’Altro da sé diventa il rappresentante della società, almeno per come il bambino la conosce, formata dal nucleo di persone con cui egli entra in contatto. Il Doppio facilita l’ingresso nella società perché permette di provare delle relazioni durature e continuative, allenandosi prima con il personaggio fantasticato per poi intrattenerne con persone reali.