L’emetofobia è un disturbo d’ansia, caratterizzato dalla paura di vomitare e di non riuscire a controllare i propri conati. Come testimonia il mondo web, attraverso forum e chat, sono in molti a soffrire di emetofobia, ma il disturbo è poco studiato, almeno fino ad ora, e dagli specialisti viene spesso confuso con il disturbo da attacchi di panico. Anche se nei pazienti emetofobi si manifestano gli attacchi di panico frequentemente, il disturbo si contraddistingue per delle proprie peculiarità.
Sintomi
Il sintomo principale dell’emotofobia è il senso di nausea, sperimentato anche per lunghi periodi e più frequentemente che in soggetti normali. Al fastidio si accompagna l’idea di poter perdere il controllo e di vomitare in contesti del tutto inappropriati. Per questo motivo il paziente si sente a disagio in tutti quei luoghi dove sia impossibile o difficile allontanarsi velocemente per evitare inconvenienti in pubblico.
Quando la persona sente di avere la nausea, bruciore epigastrico, pesantezza allo stomaco, inizia ad agitarsi, a spaventarsi, innescando un circolo vizioso che può sfociare in un attacco di panico (raramente si risolve con gli effettivi conati). La paura del paziente in genere riguarda l’atto del vomitare, che può estendersi, oltre che a sé stessi, ad altre persone: sentire qualcuno che dice di aver bisogno di vomitare, o che ha vomitato, può essere molto ansiogeno.
La malattia in genere inizia in giovane età ed ha un decorso cronico. Col tempo causa indebolimento e compromissione della salute del soggetto. L’emetofobia per alcune caratteristiche quali sottopeso e restrizioni alimentari potrebbe essere confusa con l’anoressia.
In genere i pazienti non temono la vista del vomito. Per assurdo, i pazienti spesso non riescono a rimettere quando la cosa gioverebbe al loro organismo, perché sviluppano una sorta di resistenza psicologica al vomito.
La convivenza con questa fobia comporta, oltre agli attacchi di panico, anche abbassamento del tono dell’umore, ansia sociale, restrizioni alimentari, comportamenti ossessivi. La qualità di vita è fortemente compromessa perché questo timore costringe il soggetto ad un’esistenza piuttosto ritirata, oppure, a sperimentare continue tensioni. La persona vive evitando le situazioni temute: alcuni luoghi, i mezzi di trasporto, alcuni cibi, immagini e pensieri evocatori di ansia.
Le cure
È possibile curare i pazienti emetofobi con farmaci e psicoterapia, meglio se associate. La psicoterapia, in una prima fase, insegna a conoscere i meccanismi biologici, cognitivi, emotivi e comportamentali alla base del disturbo. In un secondo tempo, il paziente, gradualmente, si adopera per affrontare le situazioni temute con successo. Infine, il paziente impara a riconoscere e a correggere i pensieri disfunzionali che mantengono la sua sintomatologia. Per intraprendere un percorso di questo tipo, è necessaria forte motivazione del paziente, che, al fine di curarsi, deve nelle fasi iniziali del trattamento, fare i conti con il suo forte disagio senza più utilizzare le solite strategie di evitamento.