Le emozioni sono state definite come delle reazioni affettive, in genere brevi ma intense, che insorgono all’improvviso in risposta a degli stimoli ambientali che per un qualunque motivo ci colpiscono. La differenza che le contraddistingue dai sentimenti è che questi ultimi non dipendono da uno stimolo esterno ma dai nostri interessi, dai nostri valori, dalle influenze del nostro contesto culturale, persistono nel tempo, indipendentemente dalla presenza vicino a noi di ciò che ci attira. Ad esempio, possiamo considerare emozione l’attrazione che proviamo alla vista di un bell’uomo o di una bella donna, ma appena la persona si allontana da noi, la nostra reazione emotiva si attenua. Questa attrazione si trasforma in sentimento nel momento in cui iniziamo a pensare a qualcuno anche quando non è vicino a noi, desideriamo incontrarlo, trascorrere del tempo insieme, valutiamo che potremmo essere in sintonia perché condividiamo delle idee, delle abitudini. Insomma, quella persona ci interessa!
Gli psicologi hanno diviso le emozioni in primarie e complesse. Le emozioni primarie sono sette: la paura, la rabbia, la tristezza, l’accettazione, il disgusto, l’attesa e la sorpresa. Dalle combinazione di queste sette emozioni derivano tutte le altre.
Le emozioni: a cosa servono
L’utilità delle emozioni consiste nel permetterci di valutare nell’immediato se uno stimolo ci sorprende, ci piace oppure no, se può esserci utile o dannoso ed infine, se siamo in grado di affrontarlo o è meglio allontanarsi da esso. Le emozioni, quando compaiono in noi, provocano una serie di reazioni a livello somatico, vegetativo e psichico. Le risposte somatiche possono essere direttamente osservate e consistono nell’arrossire, tremare, sudare, respirare più velocemente, la pupilla può cambiare le sue dimensioni. Le risposte vegetative, al contrario, possono essere misurate solo con apparecchiature speciali e consistono in accelerazioni del battito cardiaco, aumento della pressione, alterazioni nella salivazione, nella secrezione da parte delle ghiandole, della conduttanza cutanea. Le risposte vegetative non sono controllabili ed è proprio su questo principio che si basa l’affidabilità della famosa “macchina della verità”. A livello psicologico, una persona molto emozionata riduce la capacità di autocontrollo, di ragionare in modo logico e critico. Le persone esprimono inoltre le emozioni attraverso la mimica del volto, la postura del corpo ed il linguaggio.
Immaginiamo un adolescente piuttosto timido che per la prima volta viene salutato dalla ragazza più carina della scuola. Come potrebbe essere la sua reazione? Probabilmente arrossirà, il cuore inizierà a battere forte e per qualche istante, che a lui sembrerà eterno, cercherà di valutare qual è la cosa migliore da dire, per poi farsi uscire un “ciao” di una tonalità piuttosto lontana da quella abituale. E tu cosa faresti se casualmente incontrassi il tuo compagno/a abbracciato a qualcuno che non sei tu? Ognuno di noi ha un modo del tutto personale di reagire agli eventi, anche in relazione alla personalità ed alle esperienze di vita.
L’incapacità di comunicare le emozioni
Studi sempre più numerosi evidenziano l’importanza di riuscire a comunicare le proprie emozioni, sia verbalmente che attraverso la gestualità del corpo. L’incapacità nel farlo costituisce un vero e proprio disturbo, l’alessitimia, responsabile dell’origine di patologie psicosomatiche, tra i quali l’ansia, le malattie della pelle, alcuni disturbi gastrointestinali, alcune forme di diabete, di asma, i disturbi alimentari… E’ stato inoltre dimostrato che il non rendersi conto di provare emozioni porta le persone ad assumere comportamenti nocivi per la salute, ad esempio l’abuso di sigarette, alcool o psicofarmaci sono tentativi di tenere sotto controllo la propria tensione o disagio quando non si riesce ad alleviarli diversamente.