Il termine Hikikomori è stato usato usato per la prima volta negli anni ’80 dallo psichiatra giapponese Saito Tamaki per identificare uno specifico comportamento che interessava alcuni giovani giapponesi, di età compresa tra i 12 e i 18 anni, in genere figli unici.
I ragazzi osservati dallo psichiatra, dopo un periodo di difficoltà scolastiche e nelle amicizie, iniziavano ad isolarsi, scegliendo spontaneamente di chiudersi nella loro camera per mesi, addirittura in casi gravi per anni, rifiutando ogni forma di contatto con il mondo reale ma anche rifiutando ogni forma di comunicazione.
Nel 2008 in Giappone risultava che circa il 2% dei giovani adottasse questo comportamento. In Italia non ci sono dati ufficiali su questo tipo di atteggiamento, ma sempre più spesso psichiatri, psicologi e psicoterapeuti si trovano di fronte a casi che per alcune caratteristiche ricordano l’hikikomori: ritiro sociale da almeno sei mesi, fobia scolare precedente, incapacità di comunicare se non usando mezzi informatici, inversione del ritmo circadiano (dormire di giorno e stare svegli di notte), comportamenti bizzarri, mancanza di amici “reali”.
Pare che i nostri giovani, almeno per il momento, non scelgano una forma eccessiva di isolamento come quella riscontrata nei coetanei giapponesi, ma preferiscano piuttosto una modalità più semplice di comunicazione: internet. In questo modo i contatti con il mondo esterno vengono mantenuti e internet offre la possibilità di compensare le difficoltà di relazione nel mondo reale.
Come aiutare l’hikikomorian
L’hikikomorian non chiede aiuto, è a suo agio con il suo progetto di segregazione volontaria, non si aspetta aiuto da nessuno e non sente alcun bisogno di aiuto. E’ per questo che è importante sensibilizzare i genitori affinché possano accorgersi delle prime avvisaglie e rivolgersi a uno specialista. Nel caso in cui si ravvisino comportamenti inconsueti quali: rifiuto di andare a scuola, mancanza di amici, isolamento, inversione del ritmo circadiano, paura di non essere accettati dal gruppo dei pari, utilizzo esclusivo di internet per comunicare con il mondo esterno, rabbia incontrollata, è importante un intervento tempestivo che potrebbe produrre esiti favorevoli in breve tempo. Un efficace aiuto terapeutico, abbinato a un periodo di riposo, potrebbe risolvere la crisi.
E’ importante, oltre a una rapida richiesta d’aiuto, stimolare la conversazione cominciando magari a conversare su banalità e rispettando comunque la privacy dell’adolescente. Il ragazzo si aspetta un atteggiamento di gentilezza: anche se si rifiuta di uscire dalla sua stanza, ormai sporca e disordinata, il suo spazio va rispettato e una parola detta anche ad una porta chiusa può rappresentare qualcosa di importante.
Prevenire il ritiro sociale è possibile: è necessario un continuo dialogo sincero con il proprio figlio: un dialogo che non sia solo verbale ma anche emozionale.