Il dolore dovuto alla morte di un animale domestico nella nostra società non è ancora facile da riconoscere, mentre all’estero questa condizione viene maggiormente presa in considerazione.
Chi ha provato questa esperienza sa quanto dolore ci sia nel vedere una ciotola vuota ed un guinzaglio appesi che non verranno più utilizzati, ma può avere difficoltà a sentirsi capito, come se esistessero lutti di serie A e B. Il mondo si divide in due: quelli che capiscono e offrono solidarietà e quelli che sminuiscono.
Il fatto di non poter esprimere il proprio dolore peggiora le cose. La misura della sofferenza sperimentata dipende da che posto aveva nella nostra vita e nella nostra famiglia l’animale che non c’è più.
Gli animali ci accompagnano nelle fasi della nostra esistenza, e ancora più rilevante diventa il lutto per l’animale che ci è stato vicino in momenti importanti della vita, come la nascita dei nostri figli. La perdita di un animale da compagnia può essere devastante quanto quella di una persona cara: questa è la conclusione a cui arrivano le ricerche sull’argomento svolte all’estero. I bambini più grandi, dagli otto, dieci anni, vivono il lutto come gli adulti, mentre i più piccoli sentono un impatto minore. Spesso sono gli anziani a legarsi ad un animale, in una fase della loro vita in cui altre relazioni si impoveriscono e il rapporto con un animale diventa molto importante.
La tendenza a considerare gli animali compagni di vita è piuttosto recente dato che un tempo erano strumenti di lavoro. Gli animali sono meno longevi e più fragili delle persone, offrono amore incondizionato, sono sempre presenti nella vita del proprietario e sono sempre felici di vederlo. Con l’animale si instaura una relazione fisica dove si comunica quasi telepaticamente, ci dà l’impressione di capirci e poterci sostenere in qualunque momento.
Una relazione basata sulla cura
La relazione con l’animale è basata sulla cura, non cambia nel tempo: chi si occupa di un animale ha l’impressione di trattare con un eterno bambino. Per questo la relazione con un animale è terapeutica, come confermano gli studi sulla pet therapy. Quando l’animale manca ci si sente improvvisamente soli. Viene a mancare non solo un affetto, qualcuno da accudire, ma anche una routine a cui ci siamo abituati: le passeggiate quotidiane, le gite nella natura…
Gli animali domestici sono molto più accuditi che in passato e vivono più a lungo. Spesso non muoiono di morte naturale ma vengono soppressi dopo una diagnosi di malattia. Il veterinario aiuta il proprietario a decidere quale possa essere la soluzione migliore per l’animale ma la scelta finale spetta al proprietario. Il proprietario è combattuto tra il desiderio di non rinunciare al suo animale e il timore di causargli delle sofferenze inutili.
Quando si deve prendere in considerazione l’eutanasia si è assaliti da emozioni differenti: rabbia e colpa per non essere intervenuti prima, tristezza, ansia. È opportuno dare ai bambini delle spiegazioni adeguate e non sarebbe opportuno farli assistere all’eutanasia.
L’atteggiamento del veterinario, che spesso ha curato l’animale da quando era cucciolo, è molto importante: se riesce a rassicurare il proprietario egli troverà già un primo conforto. Anche il miglior veterinario può far poco quando la persona torna a casa e sperimenta il senso di vuoto. Per lenire il dolore sembra utile organizzare un rito, un funerale.
In Italia stanno comparendo i primi cimiteri per animali, che all’estero invece sono già diffusi: il primo in assoluto si trova in Toscana, il più grande a Milano. Non esistono ancora cimiteri dove proprietari ed animali possano riposare vicino.
Bisogna infine valutare l’opportunità di fare entrare nella propria vita un nuovo animale. Ci sono persone che rifiutano l’idea, altre che lasciano passare solo pochi giorni. In genere, chi crea un legame esclusivo ed intenso con l’animale tende a farlo cremare o seppellire e preferisce non prendere con sé nuovamente un animale della stessa specie: la sofferenza è troppa e non si può sostituire l’animale che non c’è più con un altro. Chi invece vede l’animale come un compagno con cui condividere uno stile di vita (ad esempio andare a cacciare, a passeggiare…) tende a sostituirlo più velocemente perché non riuscirebbe a stare senza. Bisogna però stare attenti a non cercare nel nuovo animale quello perduto perché si rimarrebbe delusi: ogni animale ha la sua unicità. All’estero si sta diffondendo la clonazione degli animali domestici proprio per andare incontro a questa illusione.