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Dott.ssa Alessandra Banche, Psicologa, Neuropsicologa, Psicoterapeuta Cognitivo- Comportamentale, Sessuologa, Pratictioner in EMDR.
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Dott.sa Alessandra Banche

Psicoterapia Cognitiva e Comportamentale, EMDR

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Paura di viaggiare: il caso di Cesare

Posted on 15 Dicembre 201810 Novembre 2022 by Dott.sa Alessandra Banche

Il giorno che mi contatta Cesare è disperato. Mi chiede di vederci il prima possibile perché ritiene di avere un’emergenza.

Durante il nostro primo colloquio mi spiega che il giorno precedente, quando mi ha chiamata per fissare il nostro appuntamento, era in aeroporto. Si è sentito male all’improvviso, ha avuto un attacco di panico e ha rinunciato a partire per Parigi, dove l’attendevano dei suoi clienti. Si è giustificato con loro dicendo di non riuscire a viaggiare per via di un forte mal di stomaco ma lui sa che la verità è un’altra: l’ansia ha vinto su di lui.

Cesare in precedenza aveva già avuto altri attacchi di panico. Il primo episodio risale a cinque anni prima: si era sentito così male da recarsi al pronto soccorso, convinto di avere un infarto. I medici lo avevano rassicurato e lui si era sentito meglio. Dopo un anno da questo evento, Cesare aveva sperimentato il suo secondo attacco di panico, e, come accaduto per il primo, si era diretto in ospedale per gli opportuni accertamenti. Aveva un forte mal di stomaco, ma la gastroscopia non evidenziava niente di particolare. La dottoressa che lo aveva visitato aveva capito che si trattava di ansia, e aveva prescritto a Cesare un comune ansiolitico. Egli ne aveva tratto giovamento.

Nonostante Cesare si sentisse meglio, avvertiva sempre dell’ansia che lo accompagnava in svariate occasioni. Dopo alcuni mesi, ricomparve un altro violento attacco di panico: il terzo. Quando questo accadeva si trovava in Germania per lavoro e, allarmato, decise di tornare a casa prima del previsto. Cesare da allora teme i viaggi, anche se brevi. Per sentirsi meglio, quando i sintomi di ansia si fanno più acuti, assume dosaggi maggiori dell’ansiolitico prescritto.

Cesare ci tiene molto ad apparire un uomo responsabile e sicuro di sé. Per questo, evita di confidarsi con amici e famigliari anche se ha spesso un forte mal di stomaco. Prova a mangiare leggero, ad evitare i cibi che lui ritiene difficili da digerire, non beve più il caffè, ma il suo malessere non si placa.

Quando fornisco a Cesare le prime informazioni sull’ansia, inizia a sentirsi più sicuro. Si rende conto che è controproducente nascondere la sua malattia e finalmente decide di aprirsi con la moglie. Le rivela che ha rinunciato al suo viaggio a Parigi a causa di un attacco di panico, e non per un’indigestione, come invece aveva raccontato. La moglie, a sua volta, gli confessa che da tempo si era accorta che suo marito non stava bene e avrebbe desiderato aiutarlo, ma non aveva idea di cosa fare. Approva la scelta di Cesare di farsi sostenere da una psicoterapeuta.

Dopo poche sedute Cesare ha la prima occasione di mettersi alla prova: dovrà andare in Germania per un paio di giorni. È preoccupato perché proprio in Germania, durante un viaggio di lavoro, aveva sperimentato un forte attacco di panico: teme che possa riaccadergli. Gli faccio invece notare che potrebbe essere un’ottima occasione per mettersi alla prova.

La seduta successiva, al rientro dal viaggio, Cesare è soddisfatto. Ammette di avere avuto molta ansia, specie prima di partire, ma non vi ha rinunciato e, ma a mano a mano che trascorrevano le ore, si sentiva sempre più tranquillo.

Nota che sta cambiando. Si sente più coraggioso nell’affrontare alcune situazioni particolari, come assistere lo zio ricoverato in ospedale: prima della terapia non sarebbe riuscito a tollerare la vista di tanta sofferenza.

Nel frattempo, si avvicina la data della partenza per le vacanze. Ha prenotato da alcuni mesi un soggiorno a Capo Verde per due settimane. Teme che la sua ansia lo costringa a rinunciare al viaggio. Stabiliamo che, per considerarsi completamente guarito, dovrà superare quest’ultima prova.

Al ritorno dalle vacanze, Cesare mi racconta di come abbia avuto molta meno ansia di quanto si aspettasse, tanto da non dover neppure ricorrere all’ansiolitico. Una volta arrivato a Capo Verde, è riuscito a divertirsi, senza pensare di essere in pericolo di salute e senza tormentarsi pensando al volo del ritorno. Dato che anche la sua ultima prova è stata superata, decidiamo insieme di interrompere la terapia: questa volta Cesare ha vinto sull’ansia.

Posted in Casi clinici

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