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Dott.ssa Alessandra Banche, Psicologa, Neuropsicologa, Psicoterapeuta Cognitivo- Comportamentale, Sessuologa, Pratictioner in EMDR.
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Psicoterapia Cognitiva e Comportamentale, EMDR

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Relazione tra l’adolescente ed i genitori

Posted on 15 Dicembre 201815 Dicembre 2018 by Dott.sa Alessandra Banche

L’adolescente ha bisogno del sostegno della sua famiglia per poter superare in modo adeguato questo periodo critico, ma allo stesso tempo, il rapporto con i genitori è difficile perché può essere vissuto come poco soddisfacente, conflittuale, privo di comprensioni. I genitori, da parte loro, possono essere incerti su quale sia il modo migliore per stare vicino al figlio, perché possono sentirsi rifiutati o essere vittime di paure irrazionali di fronte alle richieste di autonomia dei loro ragazzi.

La relazione che si sviluppa tra genitori e figli è influenzata dalla società e dai valori che essa propone: non esiste un modo di rapportarsi agli adolescenti considerato universalmente giusto, ma dipende dal periodo storico che si sta vivendo. Ad esempio, i cambiamenti avvenuti nella società italiana nella seconda metà del ventesimo secolo, quali la diffusione del lavoro fuori casa femminile, l’innalzamento dell’età della scuola dell’obbligo, l’aumento della percentuale dei giovani che conseguono una laurea, la possibilità di dedicare tempo ai propri hobby, hanno fornito ai ragazzi maggiori possibilità di socializzazione al di fuori del contesto famigliare, mettendo in secondo piano la funzione genitoriale in tale ambito. Un panorama molto diverso si può trovare in culture a noi distanti, ad esempio in paesi rurali in cui i mestieri si tramandano di generazione in generazione.

Attualmente, l’adolescenza non può essere considerato come il periodo caratterizzato dalle prime richieste di autonomia, perché esse sono già presenti fin dall’infanzia. I bambini, sin dall’asilo nido, attraverso le attività extradomestiche, si ritagliano degli spazi tutti loro. In adolescenza la necessità di essere autonomi si fa più impellente rispetto all’età precedente, in concomitanza alla costruzione della propria identità e al bisogno di differenziazione dalle figure parentali. Essere genitori di un figlio adolescente implica accettarne il bisogno di separazione pur rimanendo disposti a fornire sostegno psicologico, in quanto l’allontanamento non deve portare alla rottura dei rapporti con la famiglia d’origine.

Con la crescita del ragazzo il rapporto genitori-figlio acquisisce delle caratteristiche sempre più paritarie. Ciò è reso possibile dall’acquisizione da parte del figlio della capacità di ragionare in termini astratti e riflessivi, nonché dall’aumentata esperienza della vita. I genitori devono avere la capacità di essere flessibili e di cambiare le modalità comunicative fin’ora adottate: se gli adulti pretendono di mantenere il rapporto maturato con il figlio in epoca infantile si rischia di essere esasperati dalle continue richieste e provocazioni da parte del ragazzo, con un conseguente rischio di rottura dei rapporti.

Da studi condotti in ambito psicologico, è emerso che i maschi e le femmine hanno un modo differente di relazionarsi con il padre o la madre:

–          Le femmine sviluppano maggiore intimità nei confronti della madre, la sentono più disponibile al dialogo e sensibile ai loro problemi. Trascorrono più tempo con la madre e con lei sono meno inibite nella comunicazione. Il rapporto con il padre appare più difficile perché egli viene percepito come disinteressato ai sentimenti della figlia. Inoltre, le ragazze si sentono trattate dal padre come se fossero ancora bambine e soffrono perché egli nega i cambiamenti avvenuti.

–          I maschi sembrano meno propensi al dialogo e a confidare i problemi più intimi. Con il padre si instaura una relazione poco calorosa, viene cercato soprattutto per consigli su attività pratiche. Con la madre si è più propensi a fare delle confidenze su questioni intime, ma comunque viene percepita come una persona autoritaria e intrusiva.

Le comunicazioni conflittuali con entrambi i genitori sono piuttosto frequenti e sono una delle conseguenze del tentativo del figlio di allontanarsi da loro. I conflitti sono interpretati dai figli come indice di interesse e di cura da parte dei genitori, mentre l’eccessivo permissivismo è vissuto come carenza di affetto all’interno della relazione. I conflitti assumono caratteristiche patologiche se sono prolungati nel tempo: in questo caso rappresentano il tentativo esasperato di negare il bisogno di indipendenza del figlio e il desiderio di mantenerlo sempre bambino controllandone la condotta e i sentimenti.

La maggior parte dei conflitti tra genitori e figli riguardano la disponibilità e l’uso del denaro, l’orario del rientro serale, le attività del tempo libero, il modo di vestirsi. I conflitti su tali argomenti nascondono la preoccupazione relativa a eventuali relazioni sentimentali dei figli e il tentativo di controllarle. I conflitti sui valori morali, la politica, la religione e altre questioni fondamentali sono piuttosto rari.

Studiosi interessati alla psicologia sociale hanno messo in luce come gli stili relazionali dei genitori si basino principalmente su due dimensioni: l’accettazione e il controllo. L’accettazione consiste nell’apprezzare il figlio per quello che è, valorizzandone le qualità senza pretendere che assomigli ai genitori. Il controllo consiste nel guidare il ragazzo, sostenerlo e stimolarlo, dargli consigli. A seconda di quanto è presente ognuna delle due dimensioni all’interno della relazione, originerà differenti stili educativi:

–          l’autorevolezza: implica la presenza in modo elevato sia del controllo che dell’accettazione. I genitori autorevoli sono responsabili nei confronti dei figli, fungono da sostegno e da guide. Sono sensibili ai bisogni degli adolescenti e fanno loro delle richieste in relazione alle abilità. Essi incoraggiano il dialogo e tendono a chiarire i motivi delle concessioni e delle punizioni, incentivano il ragazzo nel percorso verso l’autonomia dando responsabilità consone alle capacità. Avere genitori autorevoli aiuta l’adolescente a sviluppare senso critico, sicurezza e buona capacità di ambientamento.

–          L’autorità: implica la presenza di elevato controllo ma di scarsa accettazione. I genitori autoritari tentano di plasmare il figlio a seconda di un loro ideale, senza accettarlo per quello che è, si esprimono con valutazioni e giudizi ogni volta che il figlio si allontana dallo standard previsto. Scoraggiano il dialogo perché pretendono di essere ubbiditi senza discussione alcuna. I figli di genitori autoritari tendono a diventare ansiosi e frustrati, sviluppano una bassa stima di sé e hanno difficoltà di adattamento.

–          Il permissivismo: implica la presenza di elevata accettazione ma scarso controllo. I genitori permissivi non puniscono e non avanzano pretese, non guidano i figli nelle loro scelte e ne soddisfano i desideri anche se sono privi di senso. Accettano i ragazzi per quello che sono, senza proporre standard di comportamento. I figli, a loro volta, considerano i genitori distanti e privi di interessi nei loro confronti, si sentono privi di sostegno nei momenti difficili.

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