Il termine somatizzazione indica la condizione per cui una malattia fisica è ritenuta espressione di problemi psicologici o di stress: sintomi somatici verrebbero usati per comunicare un disagio di natura emotiva. A differenza dell’ipocondria, in cui lievi sintomi provenienti dal corpo sono erroneamente interpretati, il soggetto che somatizza ha un dolore reale.
È stato valutato che circa la metà delle persone che chiedono aiuto al medico ha una sofferenza di tipo psicosomatico. I malati infatti sono inconsapevoli che il loro problema ha origini principalmente psicologiche e sono convinti che tutto si possa risolvere attraverso farmaci o esami medici. Purtroppo, le indagini cliniche o di laboratorio non sono in grado di dimostrare alcuna alterazione biologica e non si capisce il motivo per tale mancanza di corrispondenza. Sono pochi i soggetti che accettano l’intervento psicologico per “guarire una malattia del corpo”, spesso essi reagiscono con sdegno, non comprendendo lo stretto legame psiche-soma.
I più frequenti disturbi somatici lamentati sono:
– sintomi gastrointestinali: nausea, stitichezza, diarrea, gonfiori, difficoltà digestive, dolori addominali
– sintomi cardiovascolari: tachicardia, aritmie
– sintomi muscoloscheletrici: affaticamento, rigidità
– sintomi respiratori: affanno, tosse
– sintomi ginecologici: dolori durante il rapporto, alterazione del ciclo
– sintomi urinari: bruciori, difficoltà di minzione
– sintomi vari: cefalea, dolori lombari, malattie della pelle…
In genere, la diagnosi di somatizzazione viene formulata ogni volta che non si riesce a trovare l’alterazione organica responsabile della sofferenza e la sua genericità permette di ricorrere ad essa ogni qual volta si è di fronte a sintomi fisici inspiegabili. Bisogna inoltre considerare che l’espressione corporea delle tensioni emotive e una funzione dell’organismo che si manifesta anche in condizioni di salute. Ad esempio, capita a molti di soffrire d’insonnia o di avere poco appetito quando si è in apprensione per qualcosa.