Le persone malate di lavoro vengono chiamate “workholic”: dipendente dal lavoro.
Questo termine fu coniato per la prima volta nel 1968 dallo psicologo statunitense Oates, vittima di questa dipendenza. Si accorse di “esagerare” solo quando suo figlio, di soli cinque anni, dovette prendere appuntamento nel suo studio per potergli parlare. Lo psicologo si rese conto che il suo atteggiamento nei confronti del lavoro assomigliava per molti aspetti a quello dei suoi pazienti alcolizzati.
In cosa consiste?
Sicuramente la prospettiva di guadagno ha un certo peso, ma cosa contraddistingue questo comportamento è un bisogno interiore di lavorare. Perché lavorare così tanto? I motivi sono molti, per investire tempo ed energia su progetti condivisi, per ambizioni personali, per valori culturali.
Spesso il lavoro viene usato come via di fuga da una vita personale che non piace, magari perché priva di amicizie o interessi, oppure perché trascorrere troppo tempo a casa con la famiglia provoca tensioni che la persona non sopporta. Insomma, si lavora di più per non pensare alla propria vita personale ed il tempo libero è considerato inutile. In certi casi, il dipendente da lavoro si sente male nei giorni di festività, quando è costretto a stare a casa e non sa dove potersi rifugiare!
Il dipendente da lavoro finisce con il lavorare molto di più di quanto gli viene richiesto, è preoccupato per il lavoro anche quando non sta lavorando e si sente in colpa se non lavora.
Quindi possiamo notare che questa dipendenza ha due principali caratteristiche: da un lato il lavoro eccessivo, dall’altro la difficoltà a staccarsi dal lavoro.
Inoltre, diventa difficile riconoscere la gravità del problema, perché coloro che lavorano eccessivamente in genere sono elogiati dal capo e dalla società, vengono visti come un modello da seguire. Il ricevere apprezzamenti non fa che aiutarli a mantenere il loro atteggiamento patologico.
Il lavoro aumenta, ma il rendimento cala
Si potrebbe pensare che il workaholic sia un lavoratore modello, ma le ricerche fanno notare che lavorare troppo peggiora il rendimento. Il lavoro eccessivo porta infatti all’esaurimento, che comporta un calo della produttività. Inoltre, troppo lavoro compromette la qualità del sonno, a cui consegue quindi uno stato di stanchezza cronica, che a sua volta fa peggiorare il livello delle proprie prestazioni… si cade in un circolo vizioso.
I workaholic, al contrario dell’apparenza, non apportano un beneficio alla propria azienda, ma sono un fattore di stress per i colleghi.
Non bisogna però confondere l’atteggiamento di chi è appassionato del proprio lavoro e vi dedica con vigore le proprie energie con chi ne è dipendente. Gli studi fatti finora ci dicono che il workholic è soggetto a stress psicologico, dolori fisici ed è poco soddisfatto sia del proprio lavoro che della propria vita personale, inoltre le sue performance lavorative sono scarse. Tratti che non si osservano invece in chi, semplicemente, si impegna nel proprio lavoro ma riesce a godere pienamente degli altri aspetti della vita.
Liberarsi dalla dipendenza da lavoro
Per liberarsi dalla dipendenza da lavoro sono stati creati dei gruppi di auto aiuto simili a quelli di “Alcolisti Anonimi”, ma la loro efficacia non è ancora stata dimostrata. Sembrerebbe che le terapie cognitivo comportamentali, già collaudate nella cura di altre forme di dipendenza, diano risultati più promettenti.
Qualunque sia il tipo di cura adottato, è molto difficile ottenere la collaborazione del “malato”, che desiste dal cambiare il proprio atteggiamento boicottando il successo della terapia. Questo perché l’ossessionato del lavoro ha i suoi vantaggi nel mantenere la sua malattia, caratteristica che si trova sempre in tutte le forme di dipendenza: fa paura abbandonare la cosa da cui si dipende.