Il termine stalking indica un insieme di comportamenti molesti, continui ed assillanti da parte dallo stalker (colui che molesta) nei confronti della sua vittima. La parola deriva dall’inglese to stalk che significa “seguire furtivamente una preda”.
Il comportamento dello stalker
Lo stalker cerca di stabilire un contatto, diretto od indiretto, con la persona prescelta senza tenere conto del disappunto o dei rifiuti di costei. Alcune azioni che il molestatore compie potrebbero apparire dei gesti galanti, come spedire mazzi di fiori, romantici bigliettini o tenere e-mail.
Questi comportamenti col tempo però diventano assillanti e la vittima, pur non gradendoli, non può farli cessare: la sua opinione non conta! La vittima si sente controllata, perché lo stalker non perde occasione di comunicarle che lui sa dove lei si trova, con chi è stata, cosa sta facendo…
La tranquillità della vittima viene meno perché riceve telefonate oscene od indesiderate alle ore più impensate; pedinamenti, appostamenti ed intrusioni nella vita privata sono all’ordine del giorno.
Lo stalker utilizza ogni mezzo per avere un contatto personale con la sua vittima, non tiene conto dell’inadeguatezza del modo e della sofferenza crescente di lei. Lo stalker può arrivare a danneggiare i beni della vittima attraverso atti vandalici (ad esempio, le rompe i finestrini dell’auto), a minacciarla, verbalmente o per scritto.
Se la situazione degenera, l’esito può essere l’aggressione fisica della vittima o addirittura la sua uccisione.
Anche le persone vicine alla vittima possono subire le molestie. Ad esempio, lo stalker può telefonare o citofonare ai genitori della vittima per minacciarli o insultarli.
Chi è lo stalker?
Più frequentemente lo stalker è un ex compagno/a della vittima, ma può essere anche un amico o un conoscente. In rari casi si tratta di un estraneo.
Spesso il movente è di tipo sentimentale: le molestie hanno come scopo quello di riavvicinare la persona amata, oppure di conquistarla.
Il persecutore può essere una persona che prova forte risentimento per una storia conclusa e vuole rivendicare i torti subiti, oppure è arrabbiato perché è stato respinto.
Altre volte, il molestatore è convinto che con le sue pressioni riuscirà a trasformare una rapporto di amicizia in una relazione sentimentale, mostrando così incompetenza nel corteggiamento. Infine, lo stalking può essere fatto per indebolire la vittima e potere così approfittare di lei.
Gli stalker non sanno accettare le chiare risposte negative ricevute dalla vittima ma si impongono, hanno problemi nell’interazione con gli altri. In certi casi si tratta di persone con disagi mentali che perdono il contatto con la realtà e possono continuare con l’atteggiamento persecutorio per mesi o anni.
Sembrerebbe che molti stalker abbiano subito almeno una volta nella vita un abbandono, una separazione o un lutto di una persona cara senza riuscire ad elaborare la perdita.
Le reazione della vittila
Le vittime di stalking sperimentano le stesse sensazioni delle persone traumatizzate. Sono spaventate, hanno timore ad uscire da sole, soffrono di ansia, di attacchi di panico, hanno la sensazione di essere in pericolo.
Al pari di chi ha subito un trauma, il malessere permane per molto tempo, anche dopo mesi o anni dalla fine dello stalking: è come se, nella testa della vittima, il pericolo non potesse cessare mai. Per loro può essere impossibile iniziare una nuova storia d’amore o lasciare il proprio numero di cellulare ad un nuovo amico.
Le vittime di stalking necessitano di un intervento terapeutico, per riconquistare la fiducia in sé, nelle altre persone, e potersi sentire di nuovo libere. Per ora, eccellenti risultati sono stati raggiunti con l’EMDR, la tecnica d’elezione per la cura del trauma. Per approfondire l’argomento EMDR vedi gli altri articoli presenti sul sito.
Le leggi anti stalking
L’11 ottobre 2013, il Senato ha approvato il decreto legge contro il femminicidio. Il decreto era già passato due giorni prima alla Camera dei Deputati ed è diventato dunque legge.
Le nuove norme contro il femminicidio si basano soprattutto su pene e misure preventive più severe. È stato introdotto l’arresto in flagranza obbligatorio per i reati di maltrattamenti in famiglia e stalking. La polizia giudiziaria potrà disporre nei confronti del colpevole l’allontanamento d’urgenza dall’abitazione e il divieto di avvicinarsi ai luoghi frequentati dalla persona offesa.
La legge stabilisce che la vittima possa fare la denuncia e raccontare la sua testimonianza in modalità protetta, cioè in assenza del compagno (lo stalker).
Le donne immigrate che subiscono violenza e maltrattamenti in ambito domestico possano ottenere il permesso di soggiorno dopo aver ascoltato il parere dell’autorità giudiziaria. Gli autori delle percosse invece potranno essere espulsi.