La nascita di un figlio porta grossi cambiamenti all’interno di una famiglia, ma questi cambiamenti coinvolgono principalmente la figura della madre. L’umore gioca strani scherzi, può tendere alla tristezza, forti oscillazioni si registrano durante la giornata fino a portare a crisi di pianto improvvise e apparentemente inspiegabili.
Il 70% delle neo-mamme prova il fenomeno del “baby-blues”, una sintomatologia non grave che si risolve in qualche settimana. Essa è caratterizzata da crisi di pianto, disturbi del sonno, da considerarsi risposte alla nuova situazione da affrontare.
La vera e propria depressione post-partum, che ultimamente è diventata protagonista di alcuni tragici fatti di cronaca, si manifesta nel 10% delle donne che hanno avuto un figlio, il suo esordio è a circa quattro settimane dopo il parto, ma sono stati osservati casi in cui il disturbo si presenta tardivamente (anche molti mesi dopo il parto).
I sintomi che possono fare sospettare l’insorgere di una depressione post-partum sono i seguenti (essi devono essere protratti nel tempo): sentirsi quasi sempre irrequiete, tristi, depresse, avere voglia di piangere, avere la sensazione di mancanza di forze (astenia), cefalee, dolori addominali, tachicardia, insonnia, calo ponderale o alimentazione eccessiva con aumento di peso, difficoltà di concentrazione e memoria, preoccupazione costante nei confronti del bambino, sentimenti di colpa, scarsa stima di sé, timore di fare del male al bambino o a sé stesse, perdita di interesse nei confronti di attività piacevoli.
La storia di Anita
La signora Anita, una neomamma di circa 30 anni, con una figlia di otto mesi, mi ha chiesto aiuto perché sperimentava proprio i sintomi sopra descritti. Il suo malessere era iniziato subito dopo il parto. La bambina nasce con qualche settimana di anticipo, e Anita non si sente ancora pronta. Non può allattare la bambina per insufficienza di latte, questo inizia a farla sentire in colpa ed incapace. Poco dopo il parto, per qualche settimana la suocera viene ad abitare con lei ed il marito, per godersi la prima nipote, ma la giovane mamma non gradisce questa intrusione nell’intimità famigliare! Anita è arrabbiata, perché le cose non vanno come lei avrebbe desiderato. Dopo un paio di mesi, la salute psicologica di Anita peggiora, inizia ad avere ansia quotidiana ed affiorano spesso pensieri di poter fare del male alla bambina.
La necessità del sostegno psicologico
Dopo essere stata alcune volte al pronto soccorso a causa degli attacchi di panico, la donna decide di chiedere un sostegno psicologico. In realtà questo passo le costa molta fatica, è diffidente inizialmente nei miei confronti perché teme che io possa valutarla come troppo malata ed attivarmi per farle togliere la bambina. Inoltre, il marito non è d’accordo sul fatto che lei usufruisca di sedute di psicoterapia. Noto che Anita ha prima di tutto bisogno di essere rassicurata sulle sue capacità genitoriali. In seguito, aiuto la donna a valorizzarsi anche come donna, oltre che come madre, e a capire i motivi che hanno causato la sua depressione. Col tempo Anita ritrova la tranquillità per occuparsi con efficienza della sua famiglia e supera le sue insicurezze. Alla fine del percorso fatto con me, Anita si sente pronta per cercare la seconda gravidanza.
Molte donne che, come Anita, sperimentano una depressione post partum, hanno già una salute psicologica un po’ fragile e delle loro insicurezze. La nascita di un bambino, per via dello stress che comporta, e il sentire poco sostegno da parte di altri famigliari, complica le condizioni psichiche precedenti. Ogni neomamma avrebbe bisogno di essere supportata a sufficienza all’inizio di questo impegnativo compito, specie se la sua salute psicologica è un po’ fragile ed è a maggior rischio di sviluppare una depressione post partum. Le persone che le stanno intorno dovrebbero non sottovalutare eventuali campanelli d’allarmi e offrirle sostegno e possibilità di riposarsi o distrarsi quando possibile, per non farle sentire che tutto grava sulle sue sole spalle.