La persona con disturbo d’ansia generalizzata vive in persistente stato di agitazione, come se si aspettasse una catastrofe imminente. L’ansia caratterizza la giornata dei pazienti, che si svegliano al mattino già preoccupati per dover affrontare i normali impegni quotidiani. Vanno in crisi per qualunque imprevisto e la consapevolezza che la sua preoccupazione è immotivata o comunque eccessiva non lo aiuta a dissolvere i suoi timori.
L’ansia non si esprime solo con la sensazione di apprensione, ma anche con manifestazioni sul piano fisico, che comprendono senso di affaticamento, cefalea, tensione, dolori muscolari, difficoltà di deglutizione, tremori, irritabilità, sudorazione, vampate di calore. L’incapacità di rilassarsi provoca insonnia, scarsa concentrazione per le perenni preoccupazioni che si affacciano alla mente.
I sintomi somatici portano inizialmente il soggetto a chiedere aiuto ad un medico, più che a uno psicologo, nella convinzione di essere affetto da una patologia di origine fisiologica.
Il disturbo d’ansia generalizzato è stato sottovalutato per molto tempo perché chi ne soffre non evita delle situazioni specifiche e non subisce particolari limitazioni lavorative o sociali, cosa che avviene in alcune fobie.
La storia di Carla
La signora Carla, una delle prime pazienti che ho trattato, soffriva proprio di questo disturbo. Carla chiese aiuto perché da qualche tempo soffriva di attacchi di panico e stava sviluppando una forma invalidante di agorafobia.
Al primo colloquio sostenne di essere sempre stata una persona ansiosa, soprattutto per quel che concerne i problemi di salute, tanto da essere presa in giro dagli amici per avere in ogni occasione a portata di mano farmaci per i più svariati disturbi.
Gli accorgimenti di Carla
Quando conosco Carla, ha praticamente paura di tutto: di guidare, di andare al cinema, di uscire la sera e quando c’è brutto tempo. Si agita quando è in coda, nelle gallerie. Teme per la salute dei famigliari. Passa molto tempo a preoccuparsi per qualunque cosa per essere preparata a qualsiasi catastrofe. Va a lavoro con fatica, perché teme di sentirsi male lungo il percorso. La paura di dimenticarsi gli appuntamenti la induce ad usare agende e post it dove organizzare tutto. Carla si sente efficace ed indispensabile, ma riconosce che questo stato di allerta non è piacevole: per lei è raro avere una giornata senza preoccupazioni. Durante i week end sta peggio perché ha più tempo per pensare alle sue preoccupazioni.
Per placare la sua ansia adotta una serie di accorgimenti che a lungo tempo la sfiniscono, come: tenere differenti tipi di farmaci in borsa, consultare almeno due specialisti per il medesimo problema di salute, reperire un gran numero di informazioni su un luogo prima di recarvisi, accettare inviti solo se espressi con un certo anticipo, percorrere le strade abituali, non uscire con il brutto tempo, assicurarsi che i familiari escano sempre con il cellulare carico, fare la valigia due volte…
La necessità di chiedere aiuto
La signora Carla, una delle prime pazienti che ho trattato, soffriva proprio di questo disturbo. Carla chiese aiuto perché da qualche tempo soffriva di attacchi di panico e stava sviluppando una forma invalidante di agorafobia.
Al primo colloquio sostenne di essere sempre stata una persona ansiosa, soprattutto per quel che concerne i problemi di salute, tanto da essere presa in giro dagli amici per avere in ogni occasione a portata di mano farmaci per i più svariati disturbi.
Quando conosco Carla, ha praticamente paura di tutto: di guidare, di andare al cinema, di uscire la sera e quando c’è brutto tempo. Si agita quando è in coda, nelle gallerie. Teme per la salute dei famigliari. Passa molto tempo a preoccuparsi per qualunque cosa perché è l’unico modo, secondo lei, di essere preparata a qualsiasi catastrofe. Va a lavoro con fatica, perché teme di sentirsi male lungo il percorso. La paura di dimenticarsi gli appuntamenti la induce ad usare agende e post it dove organizzare tutto: scordare un evento, come il compleanno di un conoscente, la farebbe sentire troppo in colpa! Carla si sente efficace ed indispensabile, ma allo stesso tempo riconosce che questo stato di allerta non è piacevole: per lei è raro avere una giornata senza preoccupazioni. Durante i week end sta peggio perché ha più tempo per pensare alle sue preoccupazioni.
Per placare la sua ansia adotta una serie di accorgimenti che la sfiniscono: tenere differenti tipi di farmaci in borsa, consultare almeno due specialisti per il medesimo problema di salute, reperire un gran numero di informazioni su un luogo prima di recarvisi, accettare inviti solo se espressi con anticipo, percorrere le strade abituali, non uscire con il brutto tempo, assicurarsi che i familiari escano sempre con il cellulare carico, fare la valigia due volte, appendere post it come promemoria…
Carla, durante le sedute di psicoterapia, si rese conto che i sintomi spiacevoli che provava erano causati dall’ansia, e non da un malessere fisico. Riuscì a controllare i suoi attacchi di panico, così diminuì la sua paura di stare da sola o di potersi sentire male all’improvviso. Lentamente Carla riprese in mano la sua vita e tornò a sentirsi libera. Infine, riuscì a valutare i problemi in modo più realistico, adottò strategie più efficaci per risolverli senza sentirsi in dovere di preoccuparsi in modo esagerato per gli eventi e le loro conseguenze.