La claustrofobia è la paura di luoghi chiusi o troppo affollati, come ascensori, gallerie, scompartimenti dei treni, cabine telefoniche… Le persone che soffrono di claustrofobia manifestano malessere, sensazione di soffocamento, oppressione, e hanno l’impressione di essere rinchiusi o imprigionati ogni qual volta sono esposti alla situazione fobica.
La claustrofobia e le sensazioni che ad essa si associano ricordano le risposte di terrore tipiche degli animali intrappolati senza alcuna via di scampo. Si tratta quindi del residuo di un’antica paura, che un tempo era funzionale, ma al giorno d’oggi si manifesta in situazioni apparentemente innocue. Detto in parole più semplici, non porta alcun vantaggio sentirsi in pericolo ogni qual volta si prende l’ascensore.
Claustrofobia e agorafobia
La claustrofobia e l’agorafobia sono considerati due facce della stessa medaglia. Le situazioni che spaventano sono simili, ma con la motivazione sottostante differente: l’agorafobico ha timore dell’attacco di panico, e apprezza di essere accompagnato e rassicurato da una persona di fiducia, il claustrofobico si sente soffocare se attorno a sé non ha uno spazio da lui considerato sufficientemente ampio. Il claustrofobico e l’agorafobico hanno strutture di personalità opposte: il primo è in genere una persona autonoma, ama avere i propri spazi, la propria indipendenza, è infastidito da chi si preoccupa per lui, mentre l’agorafobico in genere è una persona passiva e dipendente che ha bisogno di qualcuno che si occupi di lui, ama i legami stabili.
Gli evitamenti
Le persone con claustrofobia sono costrette a impostare le scelte di vita e la quotidianità in relazione al loro disturbo d’ansia e mettono in atto condotte di evitamento nei confronti della situazione ansiogena. In genere prediligono mansioni da svolgere all’aperto, che garantiscano una discreta dinamicità, mentre soffrono a eseguire lavori sedentari all’interno di una struttura. Quando sono in casa, amano stare con le porte delle stanze spalancate, non riescono a dormire con la porta della camera da letto chiusa e, in alcuni casi, esigono che le finestre stiano aperte, anche in inverno per avere la garanzia che circoli sufficiente aria. Possono sentirsi soffocati da persone troppo opprimenti e questo si ripercuote anche nei legami affettivi.
L’agorafobico può diventare claustrofobico per reazione, ovvero, magari inconsapevolmente, si sforza di superare le sue paure esponendosi talmente a situazioni ansiogene che lo portano a sviluppare il disturbo opposto!