Le persone malate di anoressia presentano una sintomatologia molto complessa. Apparentemente, ciò che le contraddistingue è l’essere fortemente sotto peso, l’estrema attenzione che hanno nei confronti del cibo, il rifiuto di ingrassare. Questi sono soltanto i tratti più evidenti, ma chi soffre di anoressia ha in genere anche caratteristiche di personalità e modi di intessere le relazioni sociali del tutto particolari.
La malattia può essere favorita, anche se non volontariamente, dalla famiglia. I genitori, o chi per loro, possono “incoraggiare” il ruolo di malato, prestando particolari attenzioni alla paziente, agevolandola e accontentandola più spesso proprio perché malata. Inoltre, chi soffre di anoressia sembrerebbe particolarmente propensa a vestire il ruolo di “crocerossina”: ella si preoccupa per i famigliari, li accudisce, e, stranamente, si occupa della loro alimentazione, spesso dedicandosi con grande impegno alle attività culinarie.
In famiglia i conflitti possono far reagire la malata in due modalità, tra loro opposte:
– i conflitti vengono evitati, perché l’anoressica si sente superiore a queste cose, come se non la toccassero
– i conflitti sono molto seri, in famiglia si instaura una vera e propria lotta per il potere.
All’esterno della vita famigliare, l’anoressica ha grosse difficoltà. Le transizioni di ruolo, quali iniziare l’università, lasciare la casa, sposarsi, la mandano fortemente in crisi. I rapporti con gli altri non sono ottimali per la mancanza di buone abilità sociali e le relazioni intime sono insoddisfacenti. Le anoressiche sembrerebbero incapaci di mantenere delle relazioni di coppia, da un lato, per la difficoltà che hanno nei rapporti sessuali (che spaventano) e dall’altro, per la scelta ripetuta di partner non adatti, insoddisfacenti o abusanti.
L’intervento dello psicologo è indispensabile non tanto per “convincere” la paziente a mangiare (cosa comunque molto importante), ma per aiutarla a migliorare le sue relazioni, ad avere un’appagante vita sociale e di coppia, a controllare i disturbi dell’umore e d’ansia (che non raramente sono presenti in un disturbo alimentare). In questo modo, l’anoressica potrà comprendere che i problemi si devono risolvere direttamente, la soluzione non è il rifiuto del cibo.