Potrebbe capitare di fare dei progressi, ma di non rendersene conto. È facile “dimenticarsi” di come si stava male all’inizio del percorso, concentrarsi sui fallimenti anziché sui successi, perdere l’entusiasmo dopo poco tempo. Questo accade perché si può fare l’errore di non monitorare i risultati.
Sarebbe insensato lavorare senza avere un rimando di ciò che si è fatto, ma purtroppo di questa parte spesso ci si dimentica ed è un grosso sbaglio. Quando si cerca di superare un problema da soli, bisogna essere allo stesso tempo allievo e insegnante, decidere quali sono gli obiettivi, mettersi alla prova e attraverso il diario valutare i comportamenti, registrare le emozioni, confrontare i risultati raggiunti con quelli che ti eri preposto. Solo con questo lavoro si continua a migliorare e ad avere nuovi stimoli. Se non viene raggiunto pienamente un obiettivo preposto, comunque si può beneficiare dei risultati parziali, aumentare la conoscenza di sé e capire cosa non ha funzionato.
Ad esempio, una persona agorafobica desidera fare un viaggio di tre giorni da sola (obiettivo), ma finisce con l’annullare il viaggio e se ne dispiace. Facendosi prendere dallo sconforto, questa persone inizia a vedere tutto negativo, a pensare che non ce la farà mai a fare un viaggio da sola. Andando a sfogliare il suo diario, si rende conto che dieci mesi prima la spaventava anche andare al centro commerciale, dove si recava esclusivamente accompagnata da un’amica. Rinunciava ad andare al cinema, per paura di sentirsi male. Recarsi in città con i mezzi pubblici era impensabile. Era anche una persona depressa. Dopo dieci mesi riesce a fare tutte queste cose, a stare fuori casa da sola per un’intera giornata, ma dormire anche fuori casa è una richiesta eccessiva. Forse non è pronta per questo, serve ancora un po’ di allenamento. Occorre pensare ad un programma per raggiungere gradualmente il suo obiettivo, per evitare di provare troppa paura e fallire.
Gli obiettivi devono essere messi in relazione al punto di partenza: non ha senso pretendere cose troppo difficili. Questo non vuol dire che bisogna accontentarsi, ma che bisogna essere realistici.