Comunemente l’età della giovinezza è considerata l’età più bella: la spensieratezza, la salute, le serate con gli amici, i viaggi, i primi innamoramenti… ogni sogno nel cassetto sembra possibile! In realtà le cose sembrano essere molto differenti, dato che secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità il disagio psicologico nel giovani è in aumento.
Negli ultimi decenni l’ambiente famigliare, sociale, culturale ed economico si è evoluto più velocemente che in ogni altra epoca precedente. I giovani di ora si devono ambientare in realtà famigliari poco stabili (divorzi, famiglie monoparentali, genitori che costituiscono nuove famiglie), e precarietà lavorativa. Dovendo far fronte a tutte queste difficoltà, oltre che alle crisi esistenziali dovute all’età, i giovani sono diventati molto fragili. Si stima che il 30% di loro presenti dei disagi psicologici. Le più frequenti sofferenze sono legate alla dipendenza da alcool e droghe, seguite da depressione, ansia e disturbi alimentari.
Il disagio può condurre al suicidio
Il loro disagio può essere così intollerabile tanto da condurre al suicidio, che è la seconda causa di morte tra i giovani, dopo gli incidenti stradali.
La grande vulnerabilità alla malattia mentale nella fascia di età tra i 15 e i 25 anni potrebbe essere spiegata dal fatto che il cervello è in pieno sviluppo e la maturazione delle reti neurali è al culmine. Il fenomeno ha inizio con la pubertà, attorno agli 11 anni, fino ai 25-30 anni, quando si giunge alla piena maturazione cerebrale. I giovani sono molto vulnerabili emotivamente a partire dai 15 anni perché il loro sistema limbico, cioè la parte del cervello che origina le emozioni, è già completamente sviluppata e al massimo dell’attività, mentre le parti del cervello responsabili del controllo e della pianificazione si stanno ancora affinando. È come se i ragazzi vivessero appieno le loro emozioni senza la possibilità di modularle o controllarle, diventando così fragili se le esperienze fatte sono troppo intense oppure deludenti.
I giovani e lo stress
I giovani di oggi solo più stressati di quelli del passato. Sentono la pressione del successo scolastico e professionale, mentre lo spettro della disoccupazione è dietro l’angolo. L’isolamento e l’ansia da prestazione sembrano aumentati perché la società da rilevanza a elementi quali l’alta remunerazione ed il consumismo anziché a valori quali la famiglia e la ricerca di ideali.
Lo stile di vita influenza anche lo sviluppo cerebrale e purtroppo i giovani tendono a trascurare l’alimentazione, il sonno e l’attività fisica: non vivono come i loro genitori, mangiano di più e cibi più calorici di un tempo, con un aumento dell’obesità tra di loro. Solo in tempi recenti si sta iniziando a capire l’impatto del sovrappeso sullo sviluppo dei neuroni: un eccesso di zuccheri causa lesioni neuroinfiammatorie responsabili di disturbi di concentrazione, memoria e instabilità di umore. Al contrario, gli omega-3, presenti in alcuni pesci ed oli vegetali, che garantiscono un buon sviluppo neuronale, sono consumati sempre di meno.
I giovani di oggi dormono in media 2 ore in meno dei loro coetanei di 20 anni fa. La carenza di sonno influenza negativamente lo sviluppo cerebrale e le funzioni mentali: le prestazioni scolastiche diminuiscono mentre aumentano l’irritabilità, l’impulsività e la vulnerabilità alla depressione.
Purtroppo pare essere in aumento l’uso di marijuana tra i ragazzi, che è risultata compromettere il corretto sviluppo dei canali di comunicazione tra le vie nervose e causa di problemi di concentrazione e di memoria. Per tutte queste ragioni i giovani sono più vulnerabili ai disturbi psicologici. Vulnerabile non significa essere malato, ma significa avere nel corso della vita molte più probabilità di sviluppare una malattia psichica quando si incontrano delle difficoltà, come una delusione di qualunque tipo.
La conclusione degli ultimi studi è che le nostre reazioni allo stress dipendono da un insieme di fattori biologici, psicologici e sociali. È importante identificare in tempo quali sono i soggetti più fragili per aiutarli a prevenire la malattia in futuro.
Ragazzi in terapia
Nel corso della mia vita professionale ho potuto notare che sono in aumento i giovani che mi chiedono aiuto per superare un malessere. Per fortuna, sono sempre di più i genitori che capiscono l’importanza del sostegno psicologico per i loro figli in un momento difficile della vita. Solitamente le terapie con i giovani sono molto più brevi e risolutive rispetto a quelle con persone adulte perché, a compensazione della loro maggiore fragilità, c’è una grande flessibilità e velocità nell’apprendimento che facilita il superamento di un momento di crisi. Curiosamente, sono anche in aumento gli adulti che chiedono un aiuto per sé stessi dopo aver visto il beneficio che ne hanno tratto i figli, o i figli che convincono i genitori ad iniziare una terapia dopo aver terminato con successo il loro percorso.