Il compito assegnato alla scuola è formare i giovani per la vita adulta. Questo avviene sia insegnando loro competenze tecniche e scientifiche, sia preparandoli alla vita fuori dalla scuola. La scuola e il mondo del lavoro sono un continuum nella vita di un giovane.
Vivere nella società moderna richiede conoscenze complesse che solo in parte possono essere trasmesse dalla famiglia. Il fermarsi alla scuola dell’obbligo implica disporre di competenze appena sufficienti per esercitare i propri diritti civili e svolgere un lavoro subordinato, ad eccezione di quei giovani dotati di particolari potenzialità che trovano un ambiente adeguato per svilupparle.
Gli adolescenti che frequentano la scuola la vivono come un percorso naturale per la loro formazione, ne comprendono l’influenza che avrà sul loro futuro e la giudicano un’esperienza difficile da affrontare. Nonostante i giovani siano consapevoli dell’importanza della scuola, possono esserne spaventati dalle difficoltà e vivere in maniera negativa la condizione di studente.
Le ricerche relative all’insuccesso scolastico hanno dimostrato che sono prevalentemente i maschi ad esserne vittime, i quali discutono meno volentieri e più superficialmente dei loro problemi scolastici. Per il mondo degli adulti, avere buoni risultati scolastici significa essere intelligenti, andare male a scuola vuol dire non esserlo. Questa stretta corrispondenza è vissuta con disagio dagli studenti, spesso vittime di ansia, tensioni nei confronti delle prestazioni scolastiche. Al successo scolastico è legata l’autostima I giovani che non conseguono buoni risultati possono scegliere vie alternative per avere una positiva visione di sé. Ci si può realizzare in una disciplina sportiva, la musica, la popolarità tra i coetanei. Quei giovani che non vanno bene a scuola ma non riescono a trovare vie alternative di realizzazione rischiano l’apatia o la depressione.
Sindrome da disagio scolastico
La sindrome da disagio scolastico, è definibile come malessere psicologico causato da un’esperienza scolastica insoddisfacente da vari punti di vista. Tale sindrome non è alimentata soltanto da eventuali carenze intellettive o scarso sostegno della famiglia, ma grande influenza è data dal clima psicologico della classe o dell’istituzione. Per clima psicologico si intende la qualità dei rapporti intercorrenti tra l’alunno e i compagni, tra l’alunno e i suoi insegnanti, il modo di percepire il regolamento scolastico.
Gli insegnanti hanno un ruolo rilevante nella formazione dei giovani perché sono delle figure adulte non legate agli allievi da rapporti prevalentemente affettivi. Possono fornire da modelli sociali meno invischianti di quanto lo siano i genitori. Un buon insegnante, oltre a essere preparato professionalmente, dovrebbe possedere capacità relazionali per essere in sintonia con gli allievi e sapere fare funzionare la classe. Infatti, se l’insegnante si concentra sul singolo rischia di perdere il controllo del gruppo, cosa che aumenta la confusione, mentre sapere interagire con l’intera classe comporta maggiore livelli di motivazione e partecipazione degli studenti.
Sperimentare le regole
L’esperienza scolastica è la prima esperienza che l’individuo fa con un’istituzione sociale. Gli studenti sperimentano quotidianamente rapporti simmetrici (con i loro compagni) e rapporti asimmetrici (con insegnanti, amministrativi e preside) non solo dipendenti da fattori di personalità ma regolati da norme di comportamento stabilite dal regolamento scolastico. Gli adolescenti giudicano autorevoli quegli insegnanti ben preparati e con buone doti relazionali, ma sanno che chiunque stia nella posizione di insegnante deve essere rispettato per il ruolo che ricopre. All’interno dell’istituzione scolastica si mettono in atto le prime trasgressioni (fumare nei bagni, non fare i compiti, marinare la scuola) e se ne pagano le sanzioni (note sul registro, brutti voti, sospensioni). Gli studenti possono inoltre accettare le regole scolastiche, metterle in discussione o non accettarle. Un atteggiamento di sfiducia o di ribellioni nei confronti dell’istituzione scolastica ha buone probabilità di essere trasferito in età adulta alle istituzioni in genere, a meno che il soggetto abbia in seguito la possibilità di sperimentare relazioni soddisfacenti con altre istituzioni sociali.
I ragazzi che lasciano la scuola
Attualmente, essere adolescente implica avere identità di studente. La scuola dovrebbe impegnare l’adolescente almeno fino al raggiungimento della maggiore età, ma questo non si verifica per tutti. Vi sono ancora ragazzi che smettono prima di frequentare la scuola per vari motivi, come difficoltà familiari, processi di socializzazione distorti, disagio sociale, handicap fisici o mentali, storie di immigrazione. Questi giovani devono fondare la loro autostima su obbiettivi extrascolastici, in alcuni casi la ricerca di autostima può portare l’adolescente a sfidare le regole sociali, acquisendo comportamenti devianti, o, all’estremo opposto, diventando demotivati e apatici.
Gli psicologi interessati al sociale si domandano se un individuo in età adolescenziale che non frequenti la scuola viva l’adolescenza al pari dei coetanei, o si debba parlare di “adolescenza mancata”. In realtà, sembra che l’adolescenza sia un’esperienza universale, sia per la maturazione fisica, sia per la definizione dell’identità che comporta. È tipico di qualsiasi adolescente il conflitto con la famiglia, la ricerca del sostegno genitoriale e il contemporaneo bisogno di autonomia, la partecipazione a gruppi di coetanei, subire l’influenza di mode a mass-media. Per gli adolescenti che non vanno a scuola, è probabile che il compito di ridefinire sé stessi risulti più complicato di chi è studente. Questo è dovuto al fatto che la scuola fornisce maggiori competenze per rapportarsi con le istituzioni e al fatto che ricoprire un ruolo marginale rispetto a chi è studente aumenti la probabilità di essere vittime del consumismo.