Io ho imparato ad ascoltare il mio corpo, so quando mi dice che devo fermarmi. Ognuno di noi ha dei sintomi personali, che sono solo suoi. Per quel che mi riguarda, sono più stanca del solito, sono nervosa, dormo male, ho poco appetito e mi sento debole. Inoltre, il mio umore cambia, sono triste, ho poca voglia di divertirmi, di dialogare, mi sento sola. Poche ore prima che arrivi un attacco di panico, posso prevederlo grazie alle sensazioni che ho imparato a riconoscere osservandomi: mi sento molto spossata, stanchissima, la testa mi gira e sento il bisogno di stare sdraiata, di riposarmi anche se non ho sonno. Non mi coglie impreparata, e non mi spaventa più, perché fa parte del mio modo di essere, anche se non tutto ciò che fa parte di me mi piace. Quindi, posso organizzarmi prima.
Imparare a conoscersi
Ho imparato a conoscermi meglio da quando ho iniziato a scrivere un diario. Non sto parlando del classico diario intimo, in cui si annotano i propri pensieri, i propri segreti. Mi riferisco al mio diario dell’ansia. Consiglierei a tutti quelli che soffrono d’ansia di tenerne uno. Certo, è impegnativo, ma col tempo ti accorgerai dei benefici.
Sul diario dell’ansia si devono annotare le situazioni che ti hanno fatto agitare nella giornata e, riferendoti ad esse, il tuo comportamento, le tue sensazioni corporee, le tue emozioni, i tuoi pensieri.
Il diario è uno strumento di osservazione, compilandolo noterai come le tue reazioni siano simili nelle varie situazioni, noterai come il tuo corpo risponde all’ambiente, noterai che ogni situazione evoca in te non semplicemente un comportamento, ma tante reazioni contemporaneamente, e che tu, attraverso i tuoi pensieri, ti spieghi cosa accade.
La cosa curiosa è che uno stesso evento viene vissuto diversamente da ognuno di noi, tutto dipende da come lo interpretiamo, dalla nostra filosofia di vita.
Una pagina di diario
Ecco una pagina del mio diario, scritto alcuni anni fa, quando mi sembrava fosse impossibile controllare la mia ansia.
Situazione: essere in automobile da sola e fare un tratto di strada (20 Km).
Pensieri: sto malissimo, cosa succederà se perdo il controllo, se svengo? Potrebbe venirmi un attacco di panico. Chi mi aiuterà? Non so se riuscirò ad arrivare a destinazione.
Comportamento: sono molto tesa, eccessivamente rigida. Guardo fisso davanti a me.
Sensazioni corporee: i muscoli sono tesi, il cuore batte forte, la testa mi gira, ho la nausea.
Emozioni: sono agitata, ho paura.
Una persona che soffre di agorafobia interpreta come pericolose situazioni che per la gente comune non lo sono. Gli ansiosi, inoltre, sono molto attenti nell’ascoltare le sensazioni corporee e sono pronti a considerare qualunque segnale come indicatore di possibile malore. Una lieve tachicardia, o una leggera sensazione di sbandamento possono essere interpretati come segnali di inizio di un attacco di panico. Tale interpretazione provoca molta agitazione, innescando una serie di reazioni a catena. Grazie al diario ho scoperto che ciò che mi agitava non era cosa mi stava succedendo, ma i pensieri catastrofici che alimentano la mia paura.