In questo articolo vorrei raccontarvi la storia di un giovane che ha chiesto un intervento per una paura molto particolare: la paura di volare. I più, leggendo fin qui, avranno pensato che Marco (questo il nome di fantasia del mio paziente), soffrisse della paura di prendere l’aereo. Invece, per “volare”, Marco intende fare parapendio. La richiesta del ragazzo potrebbe apparire un po’ insolita. Infatti, uno sport come il parapendio è per la maggior parte delle persone considerato pericoloso: può sembrare naturale provare molta paura quando si plana ad alta quota all’apparenza con poche protezioni. I più, per divertirsi forse sceglierebbero attività quali nuoto o calcio, ritenute maggiormente tranquille. Per Marco invece è troppo importante poter proseguire questo sport, di cui per ora è un principiante.
Marco è un ragazzo di poco più di 30 anni, da sempre appassionato di sports estremi. Anni fa, sciando fuori pista, è stato vittima di uno spiacevole incidente, ma è riuscito a superare l’evento e da allora scia ancora, ma con maggiore prudenza! In seguito, si è dedicato all’arrampicata su parete: anche qui ha subito un piccolo trauma, cadendo per alcuni metri da una parete. Non si è fatto nulla, ma si è spaventato troppo. Il solo avvicinarsi ad una parete da arrampicata gli provoca forte disagio: da due anni non si arrampica più. Da poco però ha scoperto il parapendio, ne è molto affascinato e sta prendendo lezioni. Purtroppo, durante il primo volo da solo ha un attacco di attacco di panico mentre è ad alta quota. Quando riesce ad “atterrare” è terrorizzato. Si rende conto che, anche se passano i giorni, la sua ansia rimane costante. Mentre guarda dei filmati relativi ai voli suda e trema. Ha difficoltà a dormire e il suo umore peggiora di giorni in giorno. In certi momenti ha anche delle crisi di pianto, si sente un fallito per via della sua difficoltà. Addirittura, non riesce neppure ad indossare il giubbino della sua scuola di parapendio, gli viene l’ansia solo a vederlo appeso. Con tutte queste sensazioni, per lui è impensabile di ritentare un’altra volta l’esperienza.
Al pari di molte persone che chiedono aiuto psicologico, anche Marco prova dei sintomi spiacevoli e la sua qualità di vita è cambiata. Per Marco avere una vita soddisfacente significa poter provare l’ebbrezza che gli sports estremi gli offrono. Il ragazzo decide di chiedere aiuto quando capisce che da solo non riuscirà a superare il problema, i farmaci non fanno al caso suo, e che se non guarirà sarà costretto a rinunciare al parapendio, esattamente come ha fatto per l’arrampicata.
Marco ha un ulteriore problema. Come, purtroppo, molti giovani, lavora saltuariamente e non può permettersi di pagare un lungo trattamento psicologico. La sua richiesta è di fare solo due sedute, durante le quali cerco di operare al meglio. Dopo le due sedute Marco trova il coraggio di mettersi alla prova e riesce a lanciarsi da piccole alture planando per brevissimi tratti. Incoraggiato dal risultato, mi ricontatta. Nel frattempo ha fatto qualche lavoretto e potrebbe sostenere il costo di altre due sedute. Pensa che con un ulteriore trattamento riuscirebbe a vincere in modo definitivo la sua paura. Durante queste ultime sedute, utilizzo una tecnica chiamata EMDR delle tecniche che noi psicologi chiamiamo “immaginative” perché consentono al paziente di vivere delle esperienze e delle forti emozioni solo usando l’immaginazione e senza doverle sperimentare realmente. Marco è sorpreso e divertito allo stesso tempo di cosa si possa sperimentare semplicemente stando al sicuro, seduto su una sedia nel mio studio. Dopo l’ultimo incontro se ne va dicendo: “mi sembra di non avere più paura, ma non è che se non ho più paura, non mi piace più?”. Non resta che mettersi alla prova. Dopo due giorni ricevo da Marco un sms: “ce l’abbiamo fatta!”.